Fibrillazione atriale

Fibrillazione atriale

4 suggerimenti per prevenire l’infarto

Dott. Giovanni Paolo Talarico
Cardiologo

La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia più diffusa nella popolazione generale.

Colpisce lo 0,5-1% della popolazione generale con una prevalenza che aumenta con l’età (0,1% sotto i 55 anni, 8-10% oltre gli 80). La maggior parte dei pazienti affetti ha quindi più di 65 anni; gli uomini sono generalmente più colpiti rispetto alle donne.

È importante riconoscerla e trattarla perché può portare a complicanze anche invalidanti, quali ischemia cerebrale/ictus o scompenso cardiaco.

La FA è spesso associata a sintomi; i più frequenti sono: palpitazioni, affanno, debolezza o affaticabilità; più raramente perdita di coscienza o dolore toracico.

In alcuni casi è asintomatica o i sintomi non vengono riconosciuti come tali dal paziente, che semplicemente si autolimita (riduzione della tolleranza allo sforzo).

La caratteristica principale della FA è l’irregolarità dei battiti cardiaci.

Partendo da questo presupposto, cioè da questo ritmo irregolare, l’esame per fare diagnosi sarà l’elettrocardiogramma (ECG).

Dal punto di vista clinico la FA si suddivide in base al modo di presentazione in:

  • Parossistica: quando gli episodi si presentano e si risolvono spontaneamente in un tempo inferiore a una settimana (generalmente poche ore);
  • Persistente: quando l’episodio aritmico non si interrompe spontaneamente ma sono necessari interventi terapeutici (ad es. farmaci antiaritmici o cardioversione elettrica);
  • Permanente: quando non siano ritenuti opportuni tentativi di cardioversione, o gli interventi terapeutici si siano dimostrati inefficaci.

Potendosi risolvere anche spontaneamente (FA parossistica), a volte l’elettrocardiogramma non permette di fare diagnosi e può essere necessario eseguire esami di secondo livello, quali ECG sec. Holter.

Vi sono inoltre condizioni che possono favorire la FA: ipertiroidismo, ipertensione arteriosa, obesità, insufficienza cardiaca, patologie delle valvole cardiache, diabete mellito, esiti di chirurgia cardiaca.

Possono essere necessari altri accertamenti quali il dosaggio degli ormoni tiroidei e/o l’ecocardiogramma color Doppler per identificare quelle condizioni favorenti che, se trattate, porterebbero alla risoluzione dalla FA.

Oltre ai sintomi, la FA mette a rischio di eventi trombotici, poiché l’immobilità meccanica degli atrii favorisce la formazione di coaguli che possono migrare nel circolo cerebrale e provocare ischemie o ictus cerebrale. Per evitare ciò, il Medico Cardiologo prescriverà una terapia anticoagulante.

Se l’episodio di FA ha un’insorgenza databile inferiore a 48 ore è possibile la cardioversione farmacologica o elettrica. Se l’insorgenza non è recente o non è databile, in genere si rimanda la cardioversione (generalmente elettrica) dopo un periodo di terapia anticoagulante di almeno 4 settimane. In base ad eventuali recidive o alla presenza di cardiopatia si può intraprendere una profilassi farmacologica antiaritmica. Nei casi di cardioversione inefficace, in base all’età, ai sintomi e al contesto clinico generale, si può valutare eventuale metodica invasiva, quale l’ablazione transcatetere.

In breve:

1) Il sospetto di FA inizia con il riconoscimento dei sintomi (palpitazioni, affanno e facile affaticabilità) e con il riscontro di polso irregolare;

2) La diagnosi di FA viene generalmente confermata con un ECG.

3) Bisogna affidarsi al Medico Cardiologo per impostare un corretto iter terapeutico per la risoluzione e la prevenzione della recidiva dell’aritmia, nonché per il rischio di eventi cerebrali.

4) La riduzione del peso corporeo, il controllo della pressione arteriosa e il trattamento di altre condizioni favorenti (es. ipertiroidismo) sono utili al fine di prevenire le ricorrenze dell’aritmia

2022-09-29T19:24:22+02:00
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